lunedì 14 gennaio 2013

Nel nome di Yukio Mishima


Documenti per il Fronte della Tradizione - Fascicolo n. 20

di F. Goglio.

In appendice "Una sfida al nostro tempo" un saggio di M.M. Merlino

€4.00 - 32 pp.

Molti considerano Yukio Mishima un fine letterato, un artista geniale che ha saputo elevare la trasgressione a valore di vita, costoro soffermano la propria attenzione solamente sulla sua vasta produzione letteraria e su alcuni aspetti secondari della sua vita personale. Questa visione riduttiva, in realtà, nuoce alla figura del pensatore giapponese, perché è giusto annoverare Yukio Mishima tra gli scrittori che in questo secolo hanno saputo interpretare e risvegliare la forza dello Spirito.
La sua esperienza, che si trova riflessa nelle sue opere, è un chiaro riferimento ai valori della Tradizione, una scelta di che ha il suo fondamento nelle piccole conquiste quotidiane e nei sacrifici totali. Così da giovane, esasperato per i numerosi complessi fisici e psicologici, è riuscito grazie ad una severa disciplina, a trovare il giusto equilibrio tra corpo e intelletto, reagendo con una eccezionale volontà agli ostacoli che il destino gli ha posto dinanzi. Per questo motivo Mishima rappresenta l'uomo della disciplina e dello stile, un uomo che ha saputo tenere desta la tensione interiore, vivendo la sua scelta guerriera come atto d'amore teso ad un continuo miglioramento e al superamento dell'individualità. 
Quest'opera di rinnovamento interiore non è avvenuta a chiacchiere, bensì plasmando la realtà con sacrificio, tenacia e purezza; e per realizzare questo ideale non ha esitato a sacrificare la vita terrena, in cambio dell'eternità. La sua scelta pura e impersonale è ancor oggi esempio e sfida contro ogni sterile ideologismo, dove il gusto aristocratico del "pazzo morire " si scontra violentemente contro la volgarità di un'esistenza plebea. Schieratosi contro la contaminazione americana della sua patria, Mishima ha sognato il ritorno ad un'epoca eroica, ad un mondo di samurai e kamikaze, tanto da esortare i suoi connazionali a rinverdire lo spirito guerriero e il supremo amore per la Patria. Scriverà in "II pazzo morire" (ed. Sanno-Kai) "la professione del samurai è il mestiere della morte. Non ha importanza quanto sia pacifica l'epoca in cui vive, la morte è la base di ogni sua azione. Nell'istante in cui ha paura ed evita la morte, egli non è più un samurai ".
II 25 Novembre del 1970 Mishima decide di togliersi la vita come un samurai, un guerriero d'altri tempi, lo fa in modo spettacolare lanciando ancora una volta la sua sfida e il suo "scandalo ".
"Alcuni intellettuali lo ricordano come il raffinato scrittore del Giappone postbellico, noi preferiamo ricordare di lui la Tradizione, l'onore, il coraggio che si fece testimonianza di messaggio e sacrificio volontario ".

RAIDO

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