Invece che salvaguardare i patrimoni territoriali attraverso investimenti sulle restaurazioni, abbondano le iniziative volte a cementificare aree sane e coltivabili e a rimpiazzare antichi resti storici con strutture e impianti "moderni". Iniziative messe in atto da parte di chi, noncurante dell'eredità che calpesta, fa del profitto l'unico demoniaco scopo della propria esistenza.
Purtroppo
il solito micidiale connubio tra l’ignoranza, il senso civico inesistente e il
desiderio di facile ricchezza che caratterizza una certa fascia di nostri
concittadini, e quindi diversi dei nostri ex e attuali rappresentanti politici,
continua a produrre l’assalto al territorio con iniziative sconsiderate e
devastanti per l’ambiente e i beni culturali. Dopo il tentativo di realizzare
la discarica di Pizzo del Prete distruggendo uno degli ultimi angoli di
Campagna Romana ancora conservati con un patrimonio naturale e archeologico di
grande valore, si cerca ora di costruire un ulteriore mega centro commerciale sulla
via Aurelia, realizzando di fatto “Marina di Cerveteri 2” dall’altra parte
della strada, urbanizzando un ampio pezzo di territorio agricolo ancora
miracolosamente libero da costruzioni. Nel Lazio e nel nostro comprensorio il
consumo di terreno coltivabile è enorme, centinaia di ettari di terra fertile
vengono quotidianamente coperti dal cemento o dall’asfalto rendendoli per
sempre inutilizzabili. In nome di un presunto sviluppo giustificato con la
solita promessa della realizzazione di posti di lavoro si cancella la bellezza
della natura e del paesaggio per interessi di pochi e ovviamente senza alcun
vero risultato positivo per la comunità. Pensiamo soltanto all’impatto che l’ennesimo
grande centro commerciale potrebbe avere sulla viabilità, sui servizi e
sull’economia del territorio dove sarebbero subito condannati a chiudere i tanti
piccoli negozi che a conduzione familiare ancora resistono tra mille difficoltà.
Come se non bastasse, si pensa di ripartire con la centrale a carbone di
Civitavecchia facendo finta che nulla sia successo. Da ultimo si segnala un progetto in
itinere per realizzare un’estesa centrale fotovoltaica nell’area compresa tra
il Castello di Santa Severa, Pyrgi e la Riserva Naturale di Macchia Tonda, dove
nel frattempo si prepara la stagione estiva con un ampio parcheggio a ridosso
della spiaggia delle Sabbie Nere che diverrà sempre più “attrezzata”. E’
inutile dire che anche in questo caso si tratta dell’ultimo pezzo di litorale
rimasto incontaminato grazie alla servitù militare e ai vincoli archeologici e
naturalistici. Un’area protetta, potenziale parco storico e naturalistico unico
nel Lazio! Nell’assalto sistematico al territorio, sempre più costruito e
recintato, chi più ne ha più ne metta… Purtroppo in Italia si continua a non
puntare su uno sviluppo diverso, legato alla valorizzazione delle principali,
uniche e sempre rinnovabili risorse del nostro Paese: l’ambiente e i Beni
Culturali. Non ci vuole molto per capire che il lavoro si può sviluppare
tramite una sapiente politica turistica proteggendo e non distruggendo le
nostre bellezze; potrebbero trovare ampi spazi di azione anche le numerose
ditte edili, oggi legate al “partito del mattone”, attraverso un adeguato piano
di restauro e recupero del paesaggio, senza continuare per forza di cose a costruire
e cementificare. L’ennesimo esempio dell’incapacità politica di gestire uno
sviluppo positivo ed intelligente del territorio è dato dalla funesta iniziativa
legata alla realizzazione della centrale a biogas di Pian della Carlotta,
presso il villaggio del Sasso, nel comune di Cerveteri. Mi chiedo come sia
possibile che in una bellissima fertile piana agricola, circondata dai Monti
Ceriti coperti di boschi, ricca di acque naturali minerali e termali, note fin
dall’antichità per le proprietà curative e ampiamente sfruttate in epoca
etrusca e romana, venga in mente la sola
idea di costruirci una centrale a biogas!? Soltanto una totale insensibilità,
ignoranza e soprattutto brama di arricchimento facile può portare ad una tale
scelta. Un paesaggio, già segnato negli anni passati da attività estrattive e
dalla costruzione selvaggia di molte ville, viene ora definitivamente
condannato da un impianto che gli ultimi studi scientifici certificano in modo
chiaro che di “Bio” ha di certo ben poco. A breve distanza dai grandi serbatoi
in cemento, ormai quasi ultimati, si trovano i resti delle antiche e sacre Aquae Caeretanae, ricordate da Tito
Livio e da Valerio Massimo per le loro ottime caratteristiche. Gli scavi della
Soprintendenza hanno messo in luce gli ambienti termali molto ben conservati
fino anche a tre metri di altezza, ancora decorati con preziosi rivestimenti di
marmo. Qui, come ricordano le iscrizioni, era la fonte di Ercole,
frequentatissima in epoca augustea. Sulla piana numerosi siti archeologici
attendono di essere valorizzati, insediamenti preistorici, necropoli etrusche, impianti
termali romani. Cerveteri “Patrimonio dell’Umanità” non merita questi scempi.
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