Pubblichiamo una lettera/articolo inviataci da Don Faustino, un amico del nostro Blog
BENVENUTO PAPA FRANCESCO!
Che Nostro Signore ti illumini e
guidi nel cammino, per il bene della Chiesa e dell’umanità intera.
Papa Ratzinger – cui va il nostro
affetto e riconoscenza - aprì, col suo Pontificato, una stagione di riflessione
nella curia romana. Il suo straordinario approccio alla crisi dei valori della Chiesa
rimane un tentativo, non compiuto appieno, di uscire dal relativismo incapacitante
e trasgressivo che la stava erodendo dall'interno.
Tornare all'ortodossia della fede, ai
valori della sussidiarietà e della solidarietà, alla carità cristiana ed
all'apostolato… Questo è il percorso da riportare al centro del Soglio di
Pietro… Il compito che attende Francsco è grave, occorre fede e coraggio.
Buon Pontificato Santità, ci
aspettiamo tanto.
Quello che più balza agli occhi è come l’elezione al Soglio di Pietro del
Cardinale Jorge Mario Bergoglio abbia subito scatenato gli appetiti più
immondi: i cani hanno sentito l’odore del sangue e vogliono la loro parte,
ognuno vuole la sua parte, è iniziato il banchetto. La Sposa di Cristo è
sottoposta a violenza.
Iene e sciacalli
sono scatenati, uggiolano, sbranano, hanno fretta di finirla. Dietro di loro ci
sono i manovratori organizzati, che sentono vicino il momento di toglier di
mezzo l’ultimo monito nel vero e il falso, il bene e il male – se ne sentono
limitati nella loro «liberazione».
Bisogna assolutamente
dipingere il Vaticano, e lo stesso Papa - il nuovo, Francesco, e il vecchio,
Benedetto - e come centro di segreti nefandi.
Già si parla di un lato oscuro del nuovo
Pontefice, sul sito del prete “no global” Don Vitaliano Della Sala, per vicende
legate all’epoca della dittatura in Argentina.
Bastano parole come
pedofilia, IOR, dittatura, perché nei
talk show e nella rete - voci del
maligno “principe di questo mondo” - sorgano immediatamente sospetti di
sinistre complicità: le iene si lanciano da sole, sanno che la vittima è ferita
e il loro istinto è di farla cadere nel fango, e finirla.
Si citano profezie di sventura, Fatima, Medjugorje, perfino Nostradamus sull’ultimo Papa “nero”, il colore dei gesuiti. E penso alla questione che ci ha posto Cristo: «Quando tornerà il Figlio dell’Uomo, troverà ancora la fede sulla Terra?» (Luca 18, 8).
È una domanda che pongo anzitutto a me: quando tornerai, Figlio dell’Uomo, troverai ancora la fede in Faustino? Come vorrei poter rispondere «Sì», con slancio, senza esitazione, con piena infantile fiducia.
Invece dico,
come quel poveraccio del Vangelo: «Signore
credo, ma tu sostieni la mia incredulità!»(Marco 9, 24).
E sostienimi anche tu Francesco. Mi
piace e mi hai commosso quando, subito dopo la tua presentazione, hai chiesto alla
folla dei fedeli di pregare perché Dio ti benedicesse. E la folla, chiassosa,
ha fatto silenzio e si è concentrata a invocare la Grazia su di te. Di colpo,
quella folla in piazza ti ha adottato come suo Pontefice.
Con
quel segno, Francesco hai sepolto chilometri di chiacchiera vaticanista e
televisiva che ci è stata inflitta e che ci attenderà.
Hai un nome impegnativo... Io vorrei tu
stessi in mezzo alla gente che ha bisogno… vorrei vedere il tuo sacro abito
bianco sporco di terra, intriso di sofferenze altrui, come quando andavi tra le
baracche e i drogati delle villas miserias, nella periferia di Buenos Aires. Uno
che sceglie di chiamarsi Francesco, ha trovato la strada per mettere pace e
unità, superare tutto con l’essenziale.
E come ci chiede
il Santo Padre, bisogna pregare molto, lo dico a me stesso più che a voi. La
sensazione generale è che questa non sia solo una svolta, ma un capolinea:
punto d’arrivo, ma forse anche di ripartenza!
La droga nelle favelas
Le villas miserias, le favelas di Buenos Aires, sono un formicaio per 300mila persone. Gli argentini sono pochissimi. La maggior parte viene da Paraguay, Bolivia, Perù. «Come tutti i migranti è gente molto povera: viene, si installa su un terreno, costruisce una baracca», dice padre Pepe, coordinatore di questo progetto pastorale voluto proprio dall’allora cardinale Bergoglio.
Lo Stato non c'è, e in queste condizioni la Chiesa diventa
l'ovvio e naturale interlocutore.
Dal 2001, il nemico di padre Pepe si chiama paco. «La crisi argentina ha segnato uno
spartiacque», ricorda. «Da quel
momento la droga ha cominciato a circolare in maniera massiccia; con essa è
dilagata la violenza e la gente in strada, senza alcun riferimento familiare, è
quasi raddoppiata». Il paco, "pasta de coca", è la droga
dei poveri, quel che resta dalla lavorazione della cocaina per i mercati
ricchi. Ad usarla sono soprattutto ragazzi.
È capitato di incontrarli
anche a lui, al cardinale Bergoglio, i poveri schiavi del paco, quando magari la
domenica arrivava a piedi nel reticolo di qualche villa
miseria, per celebrar messa, battezzare e
cresimare, festeggiare il santo patrono. Da lontano vedevano il colletto
bianco, capivano che era un prete, e allora partiva la richiesta: «Ola padre, tienes un peso por la coca?».
La risposta del cardinale, e della Chiesa è stato un percorso per
farli uscire dal buio delle loro vite disastrate.
Un percorso di disintossicazione
all'Hogar de Cristo, un piccolo centro diurno, da dove i ragazzi passano in una
fattoria protetta, fanno disintossicazione e un percorso spirituale. Lo
sottolinea proprio padre Pepe: nell'équipe antidroga c'è sempre un sacerdote. «La dipendenza dalla droga è una questione
spirituale, legata al non aver colto il senso della vita. La prima persona che
il giovane cerca è il sacerdote». La
fattoria funziona. La metà dei duecento ragazzi che nei primi due anni avevano
affrontato il percorso, ha abbandonato la droga. Sette sono rimasti addirittura
ad aiutare, come volontari. Il progetto è quello di ingrandirsi. Di mettere su
una grande fattoria sociale che possa accogliere non più dieci ma cento ragazzi.
Aiutiamo il Papa ad attuarla!
Il
cardinale Bergoglio durante la processione della Madonna del Carmine, a Ciudad
oculta, la villa miseria nel quartiere di Mataderos (Buenos Aires)
Don Faustino
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