venerdì 3 agosto 2012

Tradizione e Territorio, un legame indissolubile. L’azione tradizionale edifica se stessi e difende l’ambiente naturale


Diamo un’occhiata alla cartina geografica dell’Italia e sbirciamo a nord del Friuli Venezia-Giulia: troveremo una zona denominata Carnia (Cjiargne nel dialetto del luogo) confina a nord con l'Austria, a sud con la provincia di Pordenone, ad ovest con il Veneto e ad est con il Canal del Ferro-Val Canale anch'esse in provincia di Udine. Una zona di montagna insomma, con i suoi piccoli paesi sparsi qua e là (fa eccezione una cittadina di fondovalle: Tolmezzo), relativamente chiusa rispetto a tutto ciò che è la vita frenetica e caotica della città. Che c’entra questo con ciò per cui noi combattiamo, con i nostri valori, la nostra guerra? Ebbene, sono uno studente nato proprio in quel luogo e, da un paio d’anni, trasferito a Ladispoli per motivi di studio. Inizialmente entusiasta di “andarmene finalmente fuori” da un posto che consideravo ormai angusto e privo di opportunità ero pronto a gettarmi nella vita frenetica della Capitale, fare nuove conoscenze, incontrare persone. Ma tra il dire e il fare…ambientarsi, per una serie di motivi, non è stato per nulla semplice, anzi. Non voglio incentrare questa riflessione sulla mia vita personale per cui non mi dilungherò ad esplicarne i motivi. Ciò a cui voglio arrivare è ammettere che ora, quando ritorno nella mia terra, ne apprezzo ogni singola cosa, anche ciò che prima era scontato, banale, quotidiano. Vedere la mia gente, camminare per le mie (bellissime) montagne, festeggiare con una bicchierata tra amici alla sagra di paese di turno.. sensazioni, emozioni, persone uniche.. Insomma riscoprire tutto ciò che caratterizza il mio territorio nelle sua vita, nelle sue tradizioni, nei suoi luoghi. Può sembrare l’ennesima storiella per chi la legge, ma per chi la vive è ben diverso. Purtroppo più passa il tempo e più la zona si sta spopolando: le coppie giovani preferiscono trasferirsi in zone in cui i servizi sono più a portata di mano e in cui il cosiddetto “progresso”  ha portato posti di lavoro sicuri (in Carnia c’è una notevole carenza di industrie e, purtroppo, nemmeno il turismo è ben sfruttato), gli abitanti anziani muoiono l’uno dopo l’altro. Col risultato che ogni volta che faccio ritorno al mio paesino d’origine lo ritrovo sempre più malconcio e desolato. Conseguentemente,  tutto ciò che è il passato di queste bellissime montagne, rischia di scomparire: le tradizioni, le feste, i canti, le storie, gli insegnamenti che i nonni e i vecchi hanno tramandato con la speranza che non vengano perduti. Mai come oggi ho timore che il mondo moderno, con la sua continua e insaziabile fame si mangi tutto ciò che fa del mio territorio ciò che di più bello c’è al mondo. Ed è  lo stesso sentimento che provo nel vedere quotidianamente ciò che le forze disgregatrici della subdola democrazia e il potere incontrastato dei burocrati internazionali, assieme a tutto ciò che manipolano, stanno facendo alla nostra povera Italia. L’allarme è questo: il mondo moderno oltre che cercare di distruggere la solidità e i valori dell’Italia, influisce inevitabilmente anche sulle piccole realtà locali, (come accade al mio territorio); non voglio la morte del mio paese (come degli altri) per vedere ingigantita l’ennesima città piena e affollatissima di persone stressate e alienate. La mia guerra per il Fronte della Tradizione è anche una guerra in difesa della mia montagna e dei suoi incantevoli posti, in cui ho avuto la fortuna di nascere. Lotterò con tutto me stesso perché essa rimanga incontaminata dalla follia degli uomini moderni.

Elio Carnico

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