domenica 20 luglio 2008

Femmine, femministe. E donne


Ci sentiamo in dovere di pubblicare un ennesimo e illuminante articolo di Maurizio Blondet. Riteniamo assolutamente doverosa la sua lettura e, nel caso il lettore possegga un blog o un sito, il suo rilancio.

Devo tornare ancora sulla ragazza ammazzata a Lloret del Mar. Mi ci costringono certi commenti. Anzitutto, quelli di stampo «femminista», per fortuna rari.Ma insomma: avrei insinuato che la povera padovanella «se l’è andata a cercare», avrei in qualche modo «assolto» il Gordo, per inconscia solidarietà fra maschi. O avrei incoraggiato a pensarla in questo modo. Un altro ha tirato fuori Santa Maria Goretti: non portava tatuaggini, eppure...Per favore, per favore. Io ho solo detto: sono le ragazze che devono stare più attente ai codici rispetto ai maschi, semplicemente perchè sono loro che vengono più facilmente violentate, messe incinte senza volere, e ammazzate. Il rischio non è teorico: in pochi mesi abbiamo avuto un bel mazzetto di fanciulle in fiore uccise in un contesto di «divertiamoci col sesso».Era un suggerimento salva-vita. Preliminare a qualunque altro discorso, anche morale (per poter essere morali bisogna prima essere persone; e prima ancora, vive) vorrei dire due cose a quelli che «se l’è andata a cercare» e a quelli che «in Italia se la tirano».«Penso che insultare la memoria di questa ragazza non serva a nessuno, la redazione potrebbe almeno cassare il primo commento veramente insulso e volgare, tantomeno serve mettere all’indice percing e tatuaggi visto che non ha funzionato nemmeno con la minigonna le droghe e quant’altro».Arrivo a dire: la ragazza padovana, a meno che non fosse un’altra Maria Goretti (improbabile, per chi va a Lloret del Mar), doveva lasciarsi violentare. E poi denunciare il violentatore. Sopravvivere un altro giorno, un giorno in più di scelte possibili: scegliere se diventare santa o puttana, ma insomma un altro giorno per scegliere.Per questo, tirar fuori i luoghi comuni femministi, qui, è veramente scemo. Quasi quanto tirar fuori Maria Goretti (1). Dimostra solo come tante persone credono di pensare, mentre invece ripetono da pappagalli - per di più, con aria di sufficienza - qualcosa che è stato detto attorno a loro, che hanno assorbito dall’aria: l’aria che tira.Oggi sono miriadi: credono di «vivere la propria vita» e invece sono vissuti da altri, esprimono opinioni di altri, di maggioranze informi, o di entità ancora più losche. Quando infatti si va a vedere chi sono questi «altri», quelli che mettono in circolo certe opinioni e le cavalcano, si resta sgomenti.Un esempio: in queste settimane, corre su tutti gli schermi una pubblicità di una telefonica che annuncia il «regalo» di 500 SMS a chi si abbona. C’è una ragazza che manda un SMS, e cinquecento ragazzi in giro per il mondo gridano, esultanti: «Sono padre!».Ebbene: questa pubblicità è precisamente una «educatrice» delle ragazze col tatuaggino di Lloret del Mar. Una battuta di spirito sul «divertimento» di avere 500 rapporti sessuali con 500 ragazzi diversi. Che riduce a spiritosaggine una faccenda sacra, che può finire in tragedia, e perchè?Non certo perchè vogliono educarvi alla libertà, ragazzi; vogliono solo vendervi qualcosa, rifilarvi un abbonamento, e prendersi i vostri soldi. Se poi finite in forma di cadavere gonfio sotto un cespuglio, a loro non importa. Purchè abbiate versato loro 50 euro di ricarica.Queste pubblicità vanno vietate, e i loro autori incarcerati per uso irresponsabile della suggestione. So che non è possibile, si parlerebbe di «repressione della libertà d’opinione, di espressione, di pensiero». Altri luoghi comuni, invincibili. Almeno, cerchiamo di salvare la vita di alcune di queste ragazze sceme. Dicendo loro che sono sceme e piene di idee false, che hanno assorbito dalla pubblicità.Non manca chi mi ha accusato di spietatezza verso la povera morta. Rispondo: se qualcuno, genitori, amici, l’avesse trattata così spietatamente, magari deridendola e facendola sentire scema, oggi forse sarebbe ancora viva. Di questi tempi anche la «compassione» ha un cattivo odore.Fra i commentatori c’è don Marco. Lo conosco, e ammetto che ne temevo il giudizio. Mi avesse accusato di spietatezza lui, allora sì che dovrei pentirmi. Invece, mi ringrazia perchè ne parlerà ai suoi ragazzi.Conosco un poco don Marco: è un bagnino, che ogni giorno si getta fra le onde luride di una fossa, «la civiltà occidentale» a salvare delle anime perse che affogano. Siccome è un soccorritore ben addestrato, probabilmente sa che la prima carità che un soccorritore deve al bagnante che annaspa è tirargli un bel pugno in faccia. La sola differenza è che il pugno del soccorritore di bagnanti ha lo scopo di far perdere i sensi a quello che sta salvando, perchè non si dibatta; il pugno del soccorritore di anime ha lo scopo di ridare i sensi e la coscienza a chi l’ha persa.Il femminismo - come ogni altra ideologia - non serve al soccorso in mare. Va abbandonato, è un discorso ozioso quando tante ragazze «liberate» annegano. Perciò, dirò ora alcune cose che faranno arrabbiare a morte le femministe e i femministi: preparatevi. Citerò una frase di Sophia Loren, letta da un’intervista tempo fa.Diceva: fino ai 18 anni mi sono vista bruttissima. Una spilungona, col nasone troppo grosso, tettone troppo prominenti, culone... Ho capito di piacere solo da come gli uomini mi guardavano.Sembra una scemenza. Provate a immaginare la Loren a 18 anni (immaginato? Adesso basta, stop); come poteva sentirsi brutta? Ma proprio in grazia del suo cervello di allora, da gallina, la Loren ha detto una verità primordiale, quasi da «archetipo-Venere» - quel tipo di verità che il femminismo, malattia senile dell’illuminismo razionalista, vuole cancellare.Ha detto che la donna viene, letteralmente, «formata» dallo sguardo dei maschi. Che una femmina umana adolescente non esiste per sè, non ha individualità, ma che esiste quando viene plasmata da maschi umani. E’ la subordinazione archetipica, primordiale, che resiste ad ogni chiacchiera sulla «uguaglianza dei sessi», sulla «liberazione femminile», sul «corpo è mio e ne dispongo io».La verità è che, delle ragazze «liberate», dei loro «corpi», dispongono gli altri. I maschi. E la loro tragedia è che incontrano oggi troppi maschi, che non sono uomini. Come può distinguere i maschi dagli uomini, una ragazza? Non è facilissimo (2).Ma almeno questo si può dire: attente ragazze. I maschi, sono quelli che vogliono da voi quella cosa - diciamolo crudamente - che avete fra le gambe. «Solo» quella cosa, non voi come persona. Il guaio è che quella cosa ce l’hanno tutte. Ciò significa che, per i maschi non-uomini, siete intercambiabili. Una di voi vale l’altra. E c’è un’età in cui tutti i maschi non sono ancora uomini, in cui il testosterore urge e la responsabilità manca. Attente a chi vi sottomettete - visto che il vostro destino, femministe a parte, è la sottomissione. Che sia almeno un uomo.Ma come si fa ad attrarre un uomo, se ci si propone con «codici» e «segnali» come tatuaggini, collanine alla caviglia, piercing in quei posti lì? Per il solo fatto che «tutte» le ragazze che vanno a Lloret del Mar hanno gli stessi tatuaggini e le stesse collanine, vi presentate come «intercambiabili». Dei numeri, degli esponenti di una specie zoologica, la Femmina in cerca di Copulatore. Perciò attraete dei maschi sub-umani.Credete forse che i salmoni si scelgano la femmina? Le femmine di salmone sono tutte uguali, intercambiabili, e tutte egualmente attraenti quando raggiungono la maturità sessuale; posssedere una o l’altra è indifferente, per il salmone maschio che ha fatto un viaggio spaventoso, da turista no-Alpitour, risalendo mari e cascate, solo per... scopare.So che invece volete essere riconosciute come «uniche». E’ il vostro diritto più profondo: essere amate per voi stesse, come donne e non solo femmine. Amate da un uomo unico - quello che è destinato per voi - il quale, se non avrà voi, è pronto a ritirarsi in convento o finire nella Legione Straniera.Ai tempi in cui era adolescente Sophia Loren, queste cose le ragazze, più o meno, le intuivano. O meglio, lo intuiva la Afrodite che era sbocciata in loro; lo intuivano dagli occhi che gli uomini e i maschi in genere le incollavano addosso: un invito ad «essere», e insieme un’insidia, un alito rovente.Ma questo, era prima della pubblicità televisiva ripugnante e totale. Oggi, ho l’impressione che le ragazze si facciano plasmare non più dagli sguardi degli uomini, ma dalla pubblicità losca. Forse è qui il guaio.La pubblicità, questa predicatrice della «libertà sesuale» a scopo commerciale, mette in scherzo una cosa terribile e sacra - e il sacro è sempre vicino alla tragedia. A Perugia, a Lambrate e a Lloret del Mar sono morte ragazze che s’erano lasciate convincere che il sesso è un gioco come tanti, come una partita di calcetto. Ma il sesso non è mai un gioco. O se lo è, è un gioco mortale. E’ il gioco della danza col toro, il grande toro nero che soffia dalle narici fumanti, l’archetipo non-addomesticabile in eterno.E’ un gioco come lo è la corrida in Spagna (3), ultima propaggine di più antichi rituali che si perdono nella notte dei tempi; quel gioco che giocarono i danzatori e le danzatrici sui tori nella civiltà minoico-cretese, il gioco del dio Mitra che cavalca sul toro e gli piega la potente cervice.Non capire la profondità terribile del gioco che sono indotti a giocare dalla pubblicità, è quella che condanna i giovani a questa sorta di «autismo» di cui danno prova ogni giorno, quando finiscono in cronaca nera.L’autismo è un grave disturbo mentale, tipico degli schizofrenici. Essenzialmente, gli autistici non sanno capire cosa provano le altre persone. La mimica, il linguaggio del corpo, le smorfie o i sorrisi della faccia degli altri, a loro non dicono nulla. Per questo gli autistici sono capaci di crudeltà incredibili, o passano per insensibili indifferenti. Non è vero, sono solo malati.La maleducazione - oggi instillata da enti diseducatori, ideologici e pubblicitari - all’egoismo e all’edonismo, alla «spontaneità» come obbedienza agli impulsi, ha reso tanti nostri giovani dei malati di questo tipo.In grado diverso, sono - siamo (4) - autistici, nel mondo d’oggi. Ermeticamente chiusi agli altri, al loro vero sè, al loro soffrire o sorridere. E perciò sempre alla ricerca di «emozioni», sempre «forti»: è un tentativo disperato, patologico, di forare la coltre di indifferenza che gli ha sepolto l’anima - l’anima di un autistico che non capisce gli altri dalla faccia, ma solo dai loro codici d’abbigliamento e tatuaggini.Non funziona mai, questo tipo di indifferenza è imperforabile, perchè viene «da dentro»: dal buco vuoto che è aperto là dove dovrebbe esserci «l’io», e non c’è nulla. Viene da una carenza dell’anima.Occorrono dunque dosi più «forti»; fino alla la perdita del controllo, che è addirittura ricercata spasmodicamente. Così può finire che uno ammazzi la femmina con cui si stava «divertendo». E le ragazze, che accettino la dose di droga necessaria, l’abbrutimento della mente che serve per far tacere il disgusto, lo squallore di sè che - quando si danno a Lloret del Mar - non possono fare a meno di sentire.
1) Non si ha diritto di interloquire se non si capisce la differenza tra la padovanella in vacanza e Santa Maria Goretti. Non è ammesso, in questo sito, parlare a vànvera, tanto per dar fiato alla bocca. L’omicida di Maria Goretti si fece l’ergastolo, poi, finchè visse, portò fiori alla sua vittima e la pregò, sapendosi perdonato. Basta questo per gridare al miracolo.2) Può essere un indizio sentire, in un luogo di vacanza, un ragazzo che dice: no, stasera non vengo in discoteca perchè domattina faccio un’immersione, o devo lanciarmi col parapendio, o perchè mi interessano le pitture rupestri, o - persino - perchè il rumore mi rincoglionisce e tutto quell’alcol mi fa bruciare lo stomaco. Nei panni di una ragazza in fiore, mi farei incuriosire da un tipo così. Magari, vuoi vedere, ha un «io».3) Ora attendo rassegnato qualche dozzina di rimproveri animalisti: ma la corrida va abolita! E’ uno scandalo! Povera bestia! Lo dico subito: io sono a favore della corrida. Voglio che sia salvata come Venezia, come l’ultima tribù amazzonica, come un quadro di Leonardo, il segno di un passato pre-illuminista. Come un patrimonio dell’umanità in via di sparizione (con l’umanità). Perchè lo è: è un reperto archeologico dei tempi in cui l’Uomo combatteva col Maschio, anzichè servirlo. A salvare la corrida basterebbe il nome dell’abito che indossa la espada (o come diciamo noi, il torero): «Traje de Luz», abito di luce. «Vestite le armi della luce», gridava San Paolo, insomma, «tutti toreri!». Non a caso Paolo viene raffigurato con la spada in mano. La prima, temibile espada cristiana.4) Non dico infatti queste cose ai giovani dall’alto di non so quale superiorità. Le dico, diciamo, dal basso: delle esperienze vissute, degli sbagli accumulati. In modo da risparmiare a voi di ripeterli tutti; se non altro, per farvi risparmiare tempo e lunghi giri viziosi in sentieri smarriti.



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