"Maxima-Minima", ovvero massime concentrate nello spazio minimo
dell'argomentazione aforistica. "Minima moralia" distillati in prosa
densa e lapidaria, parole lasciate cadere come gocce per scavare nel
profondo. Raffica di sentenze pronunciate in successione da mitraglia
per lasciare segni incancellabili. È un testo sconcertante - per
l'estrema sinteticità inversamente proporzionale alla densità, per
l'agilità di una scrittura che impone a chi legge di procedere per
brusche frenate, per la velocità di un pensiero che suscita la sorpresa e
provoca la sosta dello stupore meditativo. Nate in trent'anni di
attenzione lucida decantata in frasi di nitore cristallino, le note dei
"Maxima-Minima" prendono dunque la forma di aforismi acuminati,
illuminanti, che hanno, nel corpus della produzione jüngeriana, la
valenza di un diamante solitario, attraverso cui far rifrangere come in
un prisma i lunghi raggi delle ricognizioni del pensatore, e grazie a
cui mettere in luce le sfaccettature irriducibili del suo pensiero più
che mai atto a illuminare un'epoca tra le più ardue della storia: il più
breve e grave (il massimo nel minimo) dei secoli.
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