La libertà di Sparta
Capire il mondo spartano non è semplice. Ai nostri occhi, intrisi di sentimentalismo e falso pudore, il rigore e la ferrea disciplina del popolo di Sparta appaiono come restrizioni e privazioni della libertà dell’individuo. Se tanto colpisce la durezza dei soldati spartani altrettanto e forse con maggior forza, stupirà lo stile di vita delle donne spartane. Madri, mogli o sorelle, esse esplicavano nella loro vita quotidiana mansioni legate soprattutto all’andamento della vita domestica e familiare. Dal punto di vista di questa ormai degradata società moderna, i più sono portati a considerarle donne prive della loro “libertà” di espressione, succubi prima del padre e poi del proprio marito, esiliate dalla vita politica e sociale, se fosse ancora possibile verrebbe quasi voglia di formare un movimento umanitario che le aiutasse a trovare la loro emancipazione. Eppure, per quanto possa sembrare strano, le donne di Sparta erano libere. Il problema nasce dalla concezione del termine stesso: libertà oggi significa potersi vestire a proprio piacimento, intraprendere una carriera professionale che conduca, a qualsiasi prezzo, sempre più in alto, decidere di sposarsi e poi ricredersi in men che non si dica. Questa è la nostra libertà…? Eppure siamo più schiave di noi stesse di quanto possiamo considerare le donne spartane. La loro non era una libertà fatta di premi e privilegi, era una libertà di spirito. Avulse dalle passioni, la loro azione era frutto della piena consapevolezza di essere le depositarie e mediatrici dei valori tradizionali di coraggio e abnegazione.
Quando chiesero ad una ragazza povera quale dote poteva offrire a un marito, essa rispose:
«La virtù che mi hanno insegnato in famiglia»
Plutarco - “Le virtù di Sparta”
Capire il mondo spartano non è semplice. Ai nostri occhi, intrisi di sentimentalismo e falso pudore, il rigore e la ferrea disciplina del popolo di Sparta appaiono come restrizioni e privazioni della libertà dell’individuo. Se tanto colpisce la durezza dei soldati spartani altrettanto e forse con maggior forza, stupirà lo stile di vita delle donne spartane. Madri, mogli o sorelle, esse esplicavano nella loro vita quotidiana mansioni legate soprattutto all’andamento della vita domestica e familiare. Dal punto di vista di questa ormai degradata società moderna, i più sono portati a considerarle donne prive della loro “libertà” di espressione, succubi prima del padre e poi del proprio marito, esiliate dalla vita politica e sociale, se fosse ancora possibile verrebbe quasi voglia di formare un movimento umanitario che le aiutasse a trovare la loro emancipazione. Eppure, per quanto possa sembrare strano, le donne di Sparta erano libere. Il problema nasce dalla concezione del termine stesso: libertà oggi significa potersi vestire a proprio piacimento, intraprendere una carriera professionale che conduca, a qualsiasi prezzo, sempre più in alto, decidere di sposarsi e poi ricredersi in men che non si dica. Questa è la nostra libertà…? Eppure siamo più schiave di noi stesse di quanto possiamo considerare le donne spartane. La loro non era una libertà fatta di premi e privilegi, era una libertà di spirito. Avulse dalle passioni, la loro azione era frutto della piena consapevolezza di essere le depositarie e mediatrici dei valori tradizionali di coraggio e abnegazione.
Quando chiesero ad una ragazza povera quale dote poteva offrire a un marito, essa rispose:
«La virtù che mi hanno insegnato in famiglia»
Plutarco - “Le virtù di Sparta”
Da "Le Donne di Sparta" articolo apparso sulla rivista Raido
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