mercoledì 6 giugno 2012

Riflessioni - Personalismo del mondo moderno


“Non più tradizioni, non più categorie: solo persone!“ E’ con questa cruda constatazione che Gustave Thibon, inizia la riflessione nella sua opera "Diagnosi" quando parla del personalismo dilagante del mondo moderno. 

La persona è oggi il cardine di tutto. Si sposa, per esempio, la persona che piace, senza tenerne minimamente conto l'ambiente o la posizione; un regime politico s'incarna in un uomo e muore con lui, ecc. Tutto questo, avverte Thibon, porta al tramonto di tutte le grandi continuità sociali, all'instabilità universale. “La persona umana non è un assoluto. Un tempo si amavano gli uomini attraverso le istituzioni: il matrimonio aveva maggior peso, nell'anima di una sposa, della persona di suo marito; si tollerava il re per rispetto alla monarchia, ecc. 

Attualmente si sopportano le istituzioni solo attraverso una persona idolatra; si considerano le categorie come cose astratte e morte.” Ma afferma Thibon, le cose sono diventate tali a misura che aumentava il culto della persona. Impersonale non è necessariamente sinonimo di morto e di astratto; ciò che non è persona può essere altrettanto concreto e vivente. Gustave Thibon lancia un campanello d'allarme verso la tendenza moderna che vorrebbe respingere come puramente artificiale e decorativo tutto ciò che non è personale.

Sacrificare le persone alle categorie non è un bene, sacrificare le categorie alle persone però è anche peggio: da una parte si provoca sterilità dall'altra putrefazione. Ancora qualche progresso di questa religione della persona, avverte Thibon, e non avremo più "buone casate", né patria, né spirito di corpo o di casta - non avremo più radici nel tempo e nello spazio. “Non si va molto lontano nelle nostre rivendicazioni in favore della persona umana: essa è relativa, effimera, deludente e gonfia spesso dell'impersonale più vano. Noi non crediamo che al personalismo divino.” 

Il primato della persona spinto all'esagerazione, scrive Thibon, porta con sé un altro pericolo capitale: i realisti che non amano la monarchia che attraverso il volto di un principe che li ha sedotti, dei cattolici che legano la fede nell'autorità pontificia, a una specie di culto infantile della persona del papa, popoli interi sollevati da ridicolo entusiasmo per un dittatore... Insomma, le cose più universali sono divenute "questioni di persone", "affari privati". “

Le istituzioni oggi non si giustificano agli occhi delle folle che attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Tale esigenza porta con sé due conseguenze rovinose: impone ai disgraziati sostenitori dell'intero peso delle istituzioni un grado di tensione e di attività inumano, e, allo stesso tempo, lega la sorte delle istituzioni a miserabili casi individuali”. Antropocentrismo pietoso dunque, che confonde il canale con la sorgente e che tende a fare della persona umana il sostegno assoluto di ciò che passa attraverso l'uomo e riposa in realtà su Dio solo.

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