
“Non più tradizioni, non più categorie: solo persone!“ E’
con questa cruda constatazione che Gustave Thibon, inizia la riflessione nella
sua opera "Diagnosi" quando parla del personalismo dilagante del
mondo moderno.
La persona è oggi il cardine di tutto. Si sposa, per esempio, la
persona che piace, senza tenerne minimamente conto l'ambiente o la posizione;
un regime politico s'incarna in un uomo e muore con lui, ecc. Tutto questo,
avverte Thibon, porta al tramonto di tutte le grandi continuità sociali,
all'instabilità universale. “La persona umana non è un assoluto. Un tempo si
amavano gli uomini attraverso le istituzioni: il matrimonio aveva maggior peso,
nell'anima di una sposa, della persona di suo marito; si tollerava il re per
rispetto alla monarchia, ecc.
Attualmente si sopportano le istituzioni solo
attraverso una persona idolatra; si considerano le categorie come cose astratte
e morte.” Ma afferma Thibon, le cose sono diventate tali a misura che aumentava
il culto della persona. Impersonale non è necessariamente sinonimo di morto e
di astratto; ciò che non è persona può essere altrettanto concreto e vivente.
Gustave Thibon lancia un campanello d'allarme verso la tendenza moderna che
vorrebbe respingere come puramente artificiale e decorativo tutto ciò che non è
personale.
Sacrificare le persone alle categorie non è un bene, sacrificare le
categorie alle persone però è anche peggio: da una parte si provoca sterilità
dall'altra putrefazione. Ancora qualche progresso di questa religione della
persona, avverte Thibon, e non avremo più "buone casate", né patria,
né spirito di corpo o di casta - non avremo più radici nel tempo e nello
spazio. “Non si va molto lontano nelle nostre rivendicazioni in favore della
persona umana: essa è relativa, effimera, deludente e gonfia spesso
dell'impersonale più vano. Noi non crediamo che al personalismo divino.”
Il
primato della persona spinto all'esagerazione, scrive Thibon, porta con sé un
altro pericolo capitale: i realisti che non amano la monarchia che attraverso
il volto di un principe che li ha sedotti, dei cattolici che legano la fede
nell'autorità pontificia, a una specie di culto infantile della persona del
papa, popoli interi sollevati da ridicolo entusiasmo per un dittatore...
Insomma, le cose più universali sono divenute "questioni di persone",
"affari privati". “
Le istituzioni oggi non si giustificano agli occhi
delle folle che attraverso il genio o il magnetismo di qualche individuo. Tale
esigenza porta con sé due conseguenze rovinose: impone ai disgraziati
sostenitori dell'intero peso delle istituzioni un grado di tensione e di
attività inumano, e, allo stesso tempo, lega la sorte delle istituzioni a
miserabili casi individuali”. Antropocentrismo pietoso dunque, che confonde il
canale con la sorgente e che tende a fare della persona umana il sostegno
assoluto di ciò che passa attraverso l'uomo e riposa in realtà su Dio solo.