Con le ultime legiferazioni della Francia e della Gran Bretagna sono
arrivati a 10 i paesi che in Europa hanno legalizzato gli aggregati giuridici
composti da coppie dello stesso sesso
equiparandole alle tradizionali famiglie fondate sull’unione tra un uomo e una donna.
Su questa scia di baluardi infranti anche in Italia i tentativi di far
passare tale disegno di legge incominciano a intravedersi sempre più forte a
cominciare dalla proposta di legge contro la presunta omofobia degli italiani.
La classe politica del Bel Paese invece di occuparsi dei problemi del popolo,
che deve fare i conti con un tasso di disoccupazione allarmante e con un numero
di suicidi ogni giorno sempre più numeroso, sembra che veda nell’omofobia una
questione di imminente emergenza. Perché? Da una parte è “l’Europa che ce lo
chiede”, infatti, il Consiglio dell’Unione Europea nella sua sessione del 24
giugno ha approvato una risoluzione[1],
nel silenzio generale, in cui fa sua l’ideologia gender riconoscendo, non più
la classica distinzione uomo-donna, ma, ben cinque generi: lesbiche, gay, bisessuali,
transgender e intersessuali, impegnandosi a proteggerli e a promuoverli come
normali. Dall’altra parte, anche per i politicanti venduti alle lobby è più
facile far passare simili provvedimenti che occuparsi dei problemi reali del
Paese, e poi, pare rendano in termini di immagine.

Minata ogni concezione del Sacro, trasformato il continente in uno spazio di libero scambio e di circolazione delle merci e
della forza lavoro, la famiglia resta una delle ultime istituzioni normali contro l’onda anomala della sovversione. E' proprio contro la
famiglia che simili provvedimenti, mascherati con l’intento di proteggere i
deboli, vanno a colpire, trasformandola in una parodia moderna e sottraendole
il ruolo di pilastro fondante della Civiltà.